giovedì 18 maggio 2017

Erboristeria Nell antico Egitto

Le notizie sull’antica medicina egizia sono tratte da un papiro risalente al VII secolo a. C., il papiro dì Ebers dal nome del suo scopritore che lo rinvenne nel 1872. 
Questo papiro ci spiega come gli Egiziani usassero le piante anche in numerosi unguenti di bellezza e come fossero competenti in fatto di preparazioni erboristiche. Tali preparazioni erano affidate di solito ai sacerdoti che studiavano decotti, confezionavano pastiglie, spremevano con i torchi i succhi delle erbe. Nel papiro sono elencate preparazioni anche molto complesse a base di dieci e più sostanze diverse. 
Purtroppo non è possibile ricostruire molto dell’erboristeria egiziana in quanto non è facile attribuire gli antichi nomi alle erbe attualmente conosciute. Di certo sono stati identificati: il ricino, il lino, il sesamo, il ginepro, la mandragora, l’assenzio, il giusquiamo. La menta piperita, ritrovata in una tomba, era un’erba medicamentosa molto importante, al pari della salvia edella camomilla; tra le erbe inebrianti erano conosciuti il papavero e la canapa indiana. Il cedro era considerato un efficace controveleno, come illustrano alcune pitture del tempio di Karnak. Numerosi erano gli unguenti usati dagli Egizi contro le malattie; il più celebre era chiamato Kyphi e sembra che questo unguento fosse composto da una cinquantina di ingredienti. Le droghe vegetali servivano pure nell’imbalsamazione dei cadaveri. Le mummificazioni allora in uso erano realizzate con l’aiuto di piante, d’essenze aromatiche e di salamoie seguendo una tecnica minuziosa. 

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