giovedì 18 maggio 2017

Erbe officinali nell'antica roma

La medicina romana si connette alla medicina di altri popoli latini e alla medicina magica etrusca. Una vera e propria formazione all'arte della medicina non esisteva in Roma. Chiunque poteva dichiararsi medico e senza nessuna cognizione teorica o esperienza pratica aprire un ambulatorio. L'esercizio della professione era remunerativo e molti, del tutto inesperti, come ciabattini e tessitori, diventavano da un giorno all'altro medici o meglio lo diventavano facendo esperienza sulla pelle dei loro pazienti.
Come i greci, i romani utilizzarono vari rituali religiosi per la guarigione, perché credevano all'origine soprannaturale di molte malattie ma, a differenza della società greca che riteneva che la salute fosse un fatto privato e personale, il governo romano tutelò e incoraggiò il miglioramento della sanità pubblica. Inoltre, accanto a una medicina privata, Roma aveva istituito una comunità di servizi igienici e sanitari con lo scopo di prevenire le malattie attraverso il miglioramento delle condizioni di salute con la costruzione di acquedotti per portare acqua in città, di bagni pubblici e di reti delle acque reflue.
Tra le erbe più usate ricordiamo il laserpizio, usato per neutralizzare il veleno dei serpenti e cicatrizzare le ferite.
Oltre alle piante i romani erano soliti usare degli amuleti contenenti semi di cetriolo perchè ritenevano che favorissero il concepimento, mentre i semi di zucca proteggevano dalla febbre, e la radice di carota allontanava i serpenti.

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